Si Deus est, unde malum? Si non est, unde bonum? Se Dio esiste, da dove viene il male? Se non esiste, da dove viene il bene?
Se Dio è infinitamente buono e ha creato anche le leggi della natura, perché avvengono le catastrofi naturali le quali causano tantissime vittime innocenti? Se Dio è infinitamente buono e ha creato anche l’uomo, perché permette la sua libera azione malvagia che causa tantissime vittime innocenti?
Generalmente le filosofia e la teologia dividono il male in fisico, morale e metafisico. Il male fisico è quello presente in natura. Un alluvione, un terremoto, un eruzione vulcanica sono fenomeni distruttivi che possono causare la morte di migliaia di persone. Il male morale è quello prodotto dall’uomo attraverso il suo libero arbitrio come il tradimento, il furto, l’omicidio. Che cos’è il male metafisico? Secondo la tradizione giudaico cristiana, il male metafisico è l’imperfezione, quell’imperfezione che permette di far coesistere insieme il giusto e l’ingiusto, il limitato e l’illimitato, l’essere e il nulla. Il male metafisico porta l’uomo ad interrogarsi sul senso della realtà materiale e immateriale, spinge ad abbandonare la certezza per mettersi in cerca della verità. Il male metafisico nella sua essenza indefinibile obbliga ad un cambiamento di visione, ad un oltrepassamento.
Nella vita di tutti i giorni ci confrontiamo con sofferenze, ingiustizie, vizi, peccati e disgrazie: a volte consapevoli attori, altre come vittime paralizzate, spesso travolti da eventi troppo più grandi di noi. Una catastrofe è generalmente definita come un avvenimento devastante, una calamità eccezionale. Eppure etimologicamente catastrofe significa capovolgimento. Un evento catastrofico potrebbe allora diventare semplicemente un ribaltamento di situazione. Può un evento catastrofico essere in realtà l’anticamera della salvezza, della libertà, della felicità?
Immaginiamo gli apostoli la sera della crocifissione di Cristo. Si trovano in una stanza chiusa, pieni di paura: il maestro, l’amico, l’amato, il grande profeta è morto in croce come un malfattore. Avevano lasciato le famiglie, il lavoro, la carriera, per seguire la predicazione del figlio del falegname. Si erano messi in conflitto con il potere civile e religioso del tempo, credendo di seguire il Figlio di Dio, il Messia. Avevano obbedito ai suoi comandi, si erano fidati. Procedevano miti come pecore dietro al pastore e ora, in quel terribile venerdì sera, si trovavano in balia degli eventi, pensando già ad una prossima orribile morte e al fallimento della loro vita. Quando Cristo si rivela risorto, i loro occhi non soltanto vedono il maestro, i loro occhi oltrepassano la barriera del male metafisico e iniziano a comprendere la rivelazione.
Tolkien ha saputo sapientemente presentare il paradosso del rovesciamento in ciò che chiama eucatastrofe, “l’improvvisa svolta felice in una storia che ti trafigge con una gioia che fa salire le lacrime” (Lettere 100). Il prefisso eu in greco significa felicità: l’eucatastrofe è un avvenimento apparentemente tragico che si rivela in realtà felice, buono e bello. Tolkien ebbe quest’intuizione probabilmente di fronte alla tragedia della Prima guerra mondiale. Tolkien definisce l’eucatastrofe come
“una grazia improvvisa e miracolosa, su cui mai una persona deve contare nei suoi piani . Essa non nega l’esistenza di catastrofi, di dolore e fallimento: la possibilità di queste cose è necessaria per la gioia della liberazione; essa nega… la sconfitta universale” (Saggi 153)
L’eucatastrofe principale del Signore degli anelli descrive Frodo incapace di gettare l’unico anello nel fuoco lavico: Frodo alla fine della sua missione non riesce a distruggere il potere del male. Frodo ha fallito e con lui tutti i personaggi della Terra di mezzo. Sulla scena però compare il Gollum, l’hobbit imbestialito e depravato dal possesso dell’anello. Nel tentativo disperato di rubare l’anello a Frodo, Gollum precipita con il suo tesoro nel pozzo di lava, liberando Frodo dall’influsso demoniaco e salvando miracolosamente il mondo intero. Se qualcuno avesse agito con maggiore decisione e avesse precedentemente ucciso il Gollum, la storia sarebbe finita in un altro modo. La misericordia riservata al Gollum è stata l’azione di guerra più importante dell’intera storia, in quanto ha determinato la sconfitta definitiva di Sauron. Il male è stato sconfitto da un antieroe in un evento imprevedibile.
Anche Enea è un personaggio eucatastrofico: il suo viaggio inizia dalla distruzione del suo regno, toccando innumerevoli fallimenti umani, in mezzo a tristi presagi. Eppure il suo procedere ad oltranza tra passato (Anchise) e futuro (Ascanio) simboleggia la speranza che guida i passi dell’uomo nelle valli oscure. Abbiamo bisogno di generare vita soprattutto quando la morte sembra prendersi la scena. La consolazione più grande per le nostre fatiche non risiede nella nostra bravura o nel nostro impegno di fronte alle avversità ma nella pace di chi riconosce che dietro un grande fallimento si nasconde un’azione provvidenziale e redentiva.