La vita democratica si basa notoriamente su tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. In sociologia l’insieme delle funzioni dei mezzi di comunicazione di massa viene definito quarto potere. Grazie a questo potere il popolo può essere informato sul comportamento del governo, del parlamento e, in generale, il popolo può conoscere e controllare i rappresentanti istituzionali, i funzionari pubblici. L’origine di questo termine sembra risalire ad un avvenimento storico accaduto nel 1787 in Inghilterra. Durante una riunione della Camera dei Comuni, il deputato Edmond Burke, richiamando la divisione dei poteri teorizzata qualche anno prima da Montesquieu, si rivolse ai cronisti seduti in tribuna, ammonendoli: “Voi siete il quarto potere“.
La funzione dei mezzi di comunicazione di massa è indiscutibilmente fondamentale per seguire e controllare gli altri poteri. Già a partire dal XVIII secolo si era però compreso che il quarto potere è anche uno strumento essenziale per la creazione dell’opinione pubblica. Il consenso politico non nasce semplicemente dalla condivisione delle idee ma dal controllo dei mezzi di comunicazione di massa. La mancanza del pluralismo dell’informazione non è soltanto un’ingiustizia economica o estetica: la mancanza del pluralismo determina l’accentramento del potere mediatico e la conseguente omologazione delle opinioni.
D’altra parte la macchina della propaganda dei regimi totalitari ha dimostrato che occupare e sfruttare i mezzi di comunicazione di massa è fondamentale per la conquista e conservazione del potere. La famosa attività di Goebbels, non a caso ministro della propaganda del Terzo Reich, era interamente rivolta a indirizzare l’opinione pubblica ad un culto della personalità del capo. I giornali dovevano pubblicare solamente le notizie preparate dal ministero e le radio dovevano diffondere contenuti uniformi e corretti: la stessa musica ascoltata serviva a manipolare le masse. Diffondere articoli critici, collegarsi e promuovere trasmissioni straniere, poteva essere punito con la morte. Chi diffondeva opinioni diverse dal regime veniva punito, internato nei campi di lavoro o ucciso. Per esempio Fritz Michael Gerlich fu un giornalista che fece un opposizione netta all’ideologia nazionalsocialista, cercando di svelare le quotidiane violenze e persecuzioni del partito. Nel 1933 il suo giornale venne chiuso improvvisamente mentre Gerlich fu torturato e incarcerato nel campo di Dachau. Gerlich non conobbe mai formalmente le sue accuse e non ebbe nessun processo. Dopo 15 mesi venne fucilato.
La forza del quarto potere nell’età contemporanea è davvero spaventosa. Come già esposto da alcuni esponenti della Scuola di Francoforte e da alcuni intellettuali contemporanei (per esempio Chomsky), nella società tecnologica e post moderna i mezzi di comunicazione sono diventati una fabbrica del consenso. Gli individui subiscono quotidianamente un bombardamento mediatico fatto di notizie alterate che non colpiscono la sfera razionale ma quella emotiva. Con la diffusione dei social e la trasformazione dei giornali tradizionali, oggi siamo di fronte a fenomeni nuovi e imprevedibili. I cittadini riprenderanno il controllo democratico del quarto potere? Riusciremo a liberare il quarto potere dal controllo politico ed economico? Riusciremo a liberare l’opinione pubblica dalla convinzione che la televisione, i giornali, i social sono mezzi neutrali? Oppure dobbiamo rassegnarci ad assistere alla lotta per il quarto potere, a subire passivamente lo scontro per il dominio dei media, che come afferma il sociologo Castells sono proprio il “terreno della lotta per il potere” ?