Mitopoiesi pasquale

Nel buio antico,
la luce del mito sorge,
anima si risveglia.

Il passaggio dalla morte alla vita, il cuore pulsante della celebrazione pasquale, trova nella mitopoiesi un linguaggio capace di esprimere il mistero della trasformazione. La Pasqua cristiana risuona come un messaggio di speranza e di rinnovamento che si accompagna all’idea di una realtà che si reinventa continuamente: il racconto pasquale diventa un incontro fra storia, fede e simbolo .

Nella tradizione ebraica, le haggadot assumono un ruolo fondamentale durante il Seder pasquale; esse narrano la liberazione degli Israeliti dalla schiavitù egiziana, trasformando un fatto storico in una lezione di fede e di libertà. Questi racconti non mirano a fornire una cronaca precisa degli avvenimenti, bensì a trasmettere una verità spirituale e morale, simile a come il mito rievoca e plasma la memoria collettiva. È un perfetto esempio di mitopoiesi: la creazione di un racconto che, pur partendo da un evento storico, assume un valore universale e spirituale, capace di formare l’identità del popolo ebraico. Ogni gesto del Seder – il pane azzimo (matzah), le erbe amare, il vino – diventa un simbolo narrativo che si intreccia con la memoria, la fede e l’attesa. In tal senso, sia la narrazione cristiana della Pasqua che le haggadot ebraiche operano su livelli simbolici ed esistenziali: la buona notizia è buona per me se nella mia realtà storica assume un significato.

Sant’Agostino ritiene che le parole, pur essendo imperfette, possono veicolare un senso superiore che trascende la mera razionalità. Sant’Agostino evidenziava come la mitopoiesi, integrata nella narrazione pasquale e nelle haggadot, diventi un ponte tra il mondo umano e quello divino, capace di rivelare verità spirituali al di là delle spiegazioni letterali.

Nel passaggio dalla morte alla vita, la mitopoiesi agisce come strumento interpretativo, abbattendo il confine tra il tempo storico e il tempo eterno. Anche la Divina Commedia, seguendo un percorso di purificazione e conoscenza, attraverso simboli e allegorie, rispecchia perfettamente questo meccanismo: la “selva oscura” dell’Inferno diventa il punto di partenza per la trasformazione dell’anima, così come la sofferenza e il sacrificio nella narrazione pasquale aprono la via al miracolo della resurrezione. In questa prospettiva, il racconto non si limita a descrivere il dolore e il sacrificio, ma esalta il potere rigenerante della fede e della speranza. I racconti pasquali, le haggadot, funzionano come chiavi interpretative, sono strumenti che aiutano l’uomo a leggere le “scritture” del proprio vissuto e a riconoscere il segno dell’intervento divino nella storia.

Che questa Pasqua, illuminata dalla forza delle narrazioni che ci hanno preceduto, possa essere per ciascuno un tempo di rinascita interiore. Vi auguro di trovare, nella vostra personale mitopoiesi, la voce che racconta chi siete e la speranza che vi guida.

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